Preceduta
da un'introduzione dello scrittore John D. McDonald, contiene anche una
breve introduzione di King stesso, che parla della natura della paura e
del fascino che l'orrore esercita sull'Uomo.Venti storie dell'orrore paradigmatiche di come Stephen King sia maestro nell'usare l'horror per indagare la mente umana, senza risparmiarsi scene disgustose, ma tenendo straordinariamente sempre alto il livello di scrittura, che raggiunge vette sublimi in gioielli come Risacca notturna (precursore del virus Captain Trips) o L'uomo che amava i fiori.
King spazia tra racconti epistolari dal sapore gotico (Jerusalem's Lot, prequel de Le notti di Salem), storie di macchinari che prendono vita dilaniando corpi umani, passando anche per la fantascienza (Io sono la porta).
Lo Zio ci racconta dei Baubau che perseguitano le nostre esistenze. Creature che possono avere le sembianze di un mostro viscido, di un topo infetto, ma che hanno anche il sapore di amare lacrime di rimpianto, come quelle del protagonista de L'ultimo piolo.
Tutte storie intrise dell'atmosfera di un mondo che non c'è più, un mondo in cui se fuori casa imperversa una bufera di neve e salta la corrente si è tagliati fuori. Un mondo che non conosce ancora l'iperconnessione di internet e le comunicazioni via cellulare.
Forse la migliore antologia del Re in assoluto, mai banale e caratterizzata in ogni pagina da uno stile senza fronzoli ma di altissima caratura, riuscendo ad essere a tratti poetico senza sbandare di un millimetro.
Vi consiglio di scoprirla, se ancora non l'avete fatto. Che amiate il genere o no.
Lunghi giorni e piacevoli notti,
Maurizio

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